Pieraccioni: 'Il mio obiettivo è fare del basket lo sport di tutti'
Umberto Pieraccioni, nuovo a.d. della Lega, spiega la strategia per il rilancio: «Primo, non competere col calcio»
- Corriere della Sera -
Che cosa ci fa un amico personale di Kaká e di altri milanisti (oltre che dei romanisti, perché il Diavolo e la Magica sono le sue passioni calcistiche) nel basket di vertice? Risposta: prova a dare uno slancio che la nostra pallacanestro di club ha smarrito da tempo. Umberto Pieraccioni, 45 anni, romano, laurea in Economia e commercio, è entrato da pochi giorni nella sala comando della Lega di serie A: sarà l'«a.d.», il ruolo che aveva all'Adidas Italia. Gli onori? Per ora non se ne parla. Gli oneri? Parecchi: ci sono idee da cavare, un orizzonte da definire e un bel po' di remi da mulinare in acque non proprio tranquille.
Dottor Pieraccioni, cominciamo dal caso-Lorbek e dal pasticcio del tesseramento irregolare effettuato da Treviso?
«Vediamone l'aspetto positivo: ha offerto la possibilità per un cambiamento profondo della Lega».
Il basket di serie A è un malato grave?
«No. Non è un malato in condizioni serie».
Ne è sicuro?
«Ho appena cominciato, non posso fare il fenomeno; eppure, mi sento di dire che tra vari problemi e passaggi a vuoto, il basket conserva grandi potenzialità. I 18 presidenti condividono un'idea di ampio respiro, che in gergo tecnico si definisce massimizzazione del prodotto: sono contento dell' approccio, la strada è giusta».
Quindi, che cosa c'è nel suo piano di volo?
«L'applicazione della logica delle aziende. Significa seguire una gestione severa e valorizzare ciò di cui si dispone. La Legabasket deve essere come il quartier generale di una multinazionale, nel quale una direzione strategica assegna le competenze».
Occhiate all'esterno?
«Tante, secondo il principio che confrontarsi e, al limite, copiare, non è una debolezza ma un segno di intelligenza. Osserveremo varie realtà, dalla Lega Acb spagnola alla Nba alle leghe di altre discipline. Ricercheremo pure la cosiddetta trasversalità: quanto è vicino a noi il mondo dello spettacolo, ad esempio? Insomma, basket e life style».
Che cosa vuol dire applicare il marketing al basket?
«Vuol dire fare in modo che diventi lo sport di tutti. E che a tutti piaccia».
Tanti palasport sono delle topaie.
«È vero. Gli impianti saranno una priorità: anche in questo caso, guarderemo, imiteremo; la Spagna ha creato uno standard di riferimento per i palazzetti. Tuttavia non è materia solo nostra: di mezzo ci sono le municipalità, il Coni, i fondi che potrebbero giungere dal governo».
Qualche idea in proposito?
«Se i centri commerciali attirano ormai tanta gente e in queste strutture c'è spazio per i cinema multisala, perché non proporre che un megastore inglobi un palasport?» Il calcio a volte viene visto come un oppressore.
«Sbagliato: il calcio sarà un altro mondo con il quale confrontarsi. Il pallone in Italia è una religione, quindi il basket, che passa per secondo sport, è... il primo; ed è per questo che serve parlare ai giovani affinché si appassionino sempre di più alla pallacanestro, senza tradire la religione».
Il basket, però, non è solo serie A.
«Sì, è pure Nba, il "3 contro 3", lo "Streetball": un fenomeno che coinvolge 12 milioni di ragazzi. Armonizzeremo le componenti, voglio il villaggio globale del basket. Serviranno icone, useremo i giocatori come ambasciatori».
In verità a certi aspetti dovrebbe badare la federazione, che però non brilla affatto per idee.
«Nel rispetto dei ruoli, possiamo sempre proporre e stimolare...».
C'è qualcosa che «importerà» dall'azienda per la quale ha lavorato fino a poche settimane fa?
«La visione personale della forza dello sport: in Italia se ne fa poco, fino ai 14 anni il 36% dei ragazzi proprio non lo pratica; e dopo quell'età, crolla pure il restante 64%».
Che cosa la conforta dai primi dati che ha esaminato?
«La crescita del pubblico: i dati dell'ultima stagione sono da record».
Però c'è un guaio: il basket è sparito dalla tv in chiaro.
«La pay tv, cioè Sky, offre un gran prodotto. Certo, non basta, questo sport deve essere più visibile e tornare nei notiziari dei telegiornali. Anche questa è una priorità».
La Lega di questi anni ha inflazionato gli stranieri.
«Sulle questioni tecniche non entro, per ora. Però se facciamo in modo che sempre più bambini comincino a palleggiare, non sarà più un problema: ci saranno sempre gli stranieri, ma ci saranno anche tanti italiani».
La figura di Walter Veltroni.
«È un presidente onorario appassionato e competente: fate voi...».
Dan Peterson a giorni sarà il nuovo presidente operativo...
«È in lizza con Valerio Bianchini, sento dire... Sono entrambi due miti, in grado di dare un valore aggiunto e di affrontare questioni tecniche. Personaggi così siano i benvenuti».
Flavio Vanetti